Le presupposizioni della PNL sono, nelle parole di Robert Dilts, una serie di “principi secondo cui vivere”, concetti di natura pratica e carichi di vitalità che possono di per sé costituire la base per un’importante crescita personale e professionale. Le presupposizioni rappresentano anche la cornice di referenza in cui si inseriscono molti schemi, modelli, tecniche di cambiamento e prospettive della PNL. Questo elenco di presupposizioni è tratto dal capitolo “I fondamenti della PNL” del libro PNL Essenziale di Steve Bavister e Amanda Vickers.
1. LA MAPPA NON È IL TERRITORIO
Questa metafora è alla radice della PNL. Nello stesso modo in cui il menù non è il pasto e lo spartito non è la musica, l’esperienza che abbiamo del mondo non è il mondo vero e proprio. La “mappa” è nella nostra mente, sono le nostre percezioni, e il “territorio” è la realtà esterna, il mondo fisico che esiste indipendentemente dalla nostra esperienza di esso. Molte persone sono convinte che la propria mappa interiore sia una rappresentazione veritiera della realtà, quando in realtà si tratta di una mera interpretazione.
2. CIASCUNO VIVE ALL’INTERNO DEL PROPRIO PERSONALE MODELLO DEL MONDO
Tendiamo a pensare che le altre persone siano come noi, ma in base al principio che “la mappa non è il territorio” ciascuno di noi ha un proprio modello interiore del mondo: per questo i modi in cui gli individui si comportano e pensano sono così diversi e variegati. Se pensate per un attimo ad alcune delle persone che conoscete o con cui lavorate, potrete constatare come il loro approccio differisca dal vostro. Una persona potrebbe pensare che il proprio capo abbia “standard elevati”, mentre un’altra lo vede come “inutilmente puntiglioso sui dettagli”. Il modo in cui reagiamo in una determinata situazione dipende dalle nostre percezioni soggettive. Tre persone possono assistere al medesimo evento, leggere il medesimo libro o mangiare lo stesso cibo, e avere ciascuna un’esperienza molto diversa. L’unica cosa di cui possiamo fare esperienza è la nostra versione della realtà. Tendiamo naturalmente a pensare che la nostra versione sia corretta; spesso le persone sono in disaccordo perché le loro mappe sono differenti, anche se ciascuna è a suo modo valida.
3. L’ESPERIENZA HA UNA STRUTTURA
La PNL si basa sulla premessa che l’esperienza abbia una struttura: le distinzioni che operiamo tramite i cinque sensi, i modi in cui filtriamo e organizziamo la realtà, in cui “codifichiamo” cose come il tempo, le emozioni e i ricordi nei nostri cervelli e nei nostri corpi, non sono aspetti casuali bensì coerenti e sistematicamente organizzati. Una volta che abbiamo capito il modo in cui una persona struttura la propria esperienza, possiamo aiutarla a cambiare.
4. VITA, MENTE E CORPO SONO UN SISTEMA
Anche se tendiamo a pensarci in termini di individui separati e autonomi, in realtà “nessuno è un’isola”. Robert Dilts, autorevole sviluppatore della PNL, esprime questo concetto con eleganza: “I nostri corpi, le nostre società e l’universo formano un’ecologia di sistemi complessi e sottosistemi che interagiscono e si influenzano reciprocamente”. L’universo è un sistema composto di galassie e pianeti. La società è un sistema di culture e sottoculture composte da persone. Le persone interagiscono con la società e contengono a loro volta dei sistemi.Il corpo umano stesso è un grande esempio di un sistema in azione, con tutti i vari organi che funzionano separatamente, interagendo al tempo stesso per costituire un organismo unitario. In PNL mente e corpo sono visti come parti di uno stesso sistema, in uno stato di reciproca influenza. Potete ad esempio cambiare il modo in cui vi sentite fisicamente pensando a cose diverse, e ciò che succede nel vostro corpo influisce sui pensieri che fate. Quando pensate ad esempio al fatto di tenere una importante presentazione in pubblico è probabile che i vostri muscoli si tendano, che la vostra respirazione cambi e che entri in gioco una serie di emozioni.Vita, mente e corpo sono un sistema è una delle presupposizioni cardine della PNL perché è importante comprendere che non è possibile isolare una singola parte di un sistema. Parimenti, cambiando un aspetto di un sistema, cambierà in qualche modo anche il resto. È inevitabile che le persone si influenzino a vicenda con le proprie azioni. Quando lavorate sulle vostre problematiche, o su quelle di altri, dovete essere vigili e consci dei sistemi più ampi coinvolti nella situazione. i corpi, non sono aspetti casuali bensì coerenti e sistematicamente organizzati. Una volta che abbiamo capito il modo in cui una persona struttura la propria esperienza, possiamo aiutarla a cambiare.
5. IL SIGNIFICATO DI UNA COMUNICAZIONE È LA REAZIONE CHE SI OTTIENE
Vi è mai capitato di dire o fare una cosa che ritenevate innocua e di ricevere invece una reazione inaspettata, sorprendente, e magari a vostro parere esagerata? Questo accade perché il messaggio che intendiamo comunicare non è sempre quello che la controparte riceve. Ciò che sembra accettabile a partire dalla nostra “mappa” potrebbe non esserlo per altri. Ci sono due principali ragioni. La prima è che le nostre comunicazioni sono veicolate attraverso i personali filtri percettivi degli altri: le loro idiosincrasie entrano quindi in gioco. Se una persona è sensibile a chi alza la voce, non importa quello che diremo: fintanto che lo diremo alzando la voce, la reazione che otterremo sarà sempre la medesima. La seconda è che la nostra comunicazione potrebbe non essere “chiara” quanto crediamo. Se, ad esempio, stiamo lodando un membro della nostra squadra, ma lo facciamo in maniera improvvisata, la persona potrebbe pensare che non siamo sinceri e rispondere di conseguenza. Il grande valore di questa presupposizione è che qualsiasi cosa stia succedendo siamo obbligati a prenderci la responsabilità delle nostre comunicazioni, il che significa che non possiamo più dare la colpa agli altri perché non ascoltano o reagiscono “nel modo sbagliato”. Bisogna essere consci e attenti alla reazione per capire se la comunicazione ha avuto successo o se bisogna invece adattare e modifi care il proprio approccio.
6. NON SI PUÒ NON COMUNICARE
È ovvio che quando parliamo comunichiamo, ma in realtà anche tutte le altre cose che facciamo hanno un effetto su chi ci circonda. Alcune ricerche hanno dimostrato che più del 70% della comunicazione è non verbale, che rileviamo inconsciamente sottili aspetti della posizione, delle gestualità e delle espressioni degli altri con cui interagiamo. E quando parliamo, chi ci ascolta percepisce il ritmo, la tonalità e l’inflessione della nostra voce. Si può attribuire un significato anche al silenzio. Se osservaste una persona che se ne sta seduta per conto proprio, in pochi secondi ve ne fareste comunque un’impressione. La nostra mente e il nostro corpo sono parti di un medesimo sistema, dunque i nostri pensieri influenzano il nostro stato fisiologico e “trapelano” a livello non verbale. Dato che non si può non comunicare, è essenziale farlo nel modo più chiaro e preciso possibile, anziché lasciare la cosa al caso. Un modo per illustrare questa necessità è immaginare di trovarsi sul posto di lavoro, nel corso di un incontro di gruppo in cui nasce una discussione accesa tra due persone. Qualsiasi cosa diciamo o facciamo potrebbe denotare il nostro gradimento per l’una o per l’altra parte, oppure la nostra neutralità. Se vogliamo rimanere neutrali dobbiamo accertarci che i nostri modi verbali e non verbali di comunicare siano il più armoniosi possibile, in modo che non siano percepiti come incongruenti.
7. ALLA BASE DI OGNI COMPORTAMENTO VI È UN’INTENZIONE POSITIVA
A volte può essere difficile capire perché le persone si comportano in modi bizzarri o distruttivi come a volte fanno. Perché una persona beve troppo, fa di tutto per sabotare le proprie relazioni o è aggressiva con gli altri? Eppure il comportamento umano, secondo la PNL, non è casuale. Vi è sempre uno scopo dietro ai comportamenti, un’intenzione positiva che è sorta quando essi per la prima volta si sono instaurati. Molti, ad esempio, cominciano a fumare da adolescenti per sentirsi adulti e fare colpo sugli amici. Molti anni dopo trovano difficile smettere, perché anche se la situazione è cambiata, la parte responsabile per il comportamento è ancora attiva. A volte l’intenzione positiva è tutt’altro che ovvia, e questo perché opera per lo più al di là dell’attenzione conscia. L’obiettivo di svariate tecniche di cambiamento della PNL è scoprire l’intenzione positiva alla base di un comportamento e trovare poi modi alternativi di soddisfarla.
8. LE PERSONE FANNO SEMPRE LA SCELTA MIGLIORE A LORO DISPOSIZIONE
Secondo questa presupposizione qualsiasi comportamento, indipendentemente da quanto possa apparire strano, è la scelta migliore a disposizione della persona in quel determinato momento, dati il suo passato, le sue conoscenze, le sue convinzioni e le sue risorse, e vista nell’ottica della sua cornice di referenza. Potremmo trovarla un errore, una scelta fallace o fondata su basi erronee; nella medesima situazione avremmo forse fatto qualcosa di diverso, magari con risultati migliori. Ma ancora una volta: ci saranno anche per noi momenti in cui un’altra persona avrebbe fatto meglio di quanto abbiamo fatto. Il fatto è semplicemente che le persone, compresi noi stessi, fanno il meglio che possono in un determinato momento, e potrebbero probabilmente fare di meglio se solo fossero consce di altre opzioni a loro disposizione. Esaminando il modo in cui funzioniamo, le nostre convinzioni e i nostri processi di pensiero, possiamo accedere a nuovi modi di fare le cose in futuro.
9. NON ESISTE FALLIMENTO, MA SOLO FEEDBACK
Quando i bambini imparano a fare cose nuove, come andare gattoni, stare in piedi o camminare, non vivono alcun senso di fallimento: si limitano a provare, e se non funziona ci riprovano, ripetendo il processo fino a ottenere il risultato desiderato. Se provando a stare in piedi per la prima volta e rovinando al suolo decidessero di aver fallito, nessuno arriverebbe mai a camminare. I bambini sfruttano invece la cosa per raccogliere feedback su cosa funziona o meno, e investire su ciò che funziona. Tuttavia, raggiunta l’età adulta, la maggior parte delle persone si trova meno disposta a fare “errori”, meno disposta a rischiare il “fallimento”, forse perché la cosa potrebbe portare a vedere se stessi come un fallimento. Sembrano aspettarsi di fare subito bene le cose, e concludono così di non poter riuscire a farle, invece di sfruttare ogni mancato successo come feedback e opportunità di apprendimento. Eliminare ciò che non funziona può essere un ottimo modo di scoprire cosa invece è efficace. Thomas Edison utilizzò questo approccio quando lavorava alla lampadina: invece di considerare ogni tentativo mancato come un fallimento, lo vedeva come un successo conseguito nel restringere il campo ed eliminare soluzioni non efficaci. Questa presupposizione è una delle più liberatorie, perché una volta abbracciata mette in grado di provare tutte le cose che una volta avevate paura di fare. Più “fallimenti” avrete sperimentato, più avrete imparato. Una strategia per apprendere potrebbe quindi essere quella di “fallire” più spesso!
10. SE QUELLO CHE STAI FACENDO NON FUNZIONA, FAI QUALCOSA DI DIVERSO
Se avete provato una chiave in una serratura e avete constatato che non si apre, cosa fate? Continuate a provare la stessa chiave nella stessa serratura all’infinito? Per quanto insensato possa apparire, è quello che molti di noi fanno in alcuni ambiti della propria vita, come mosche che continuano a sbattere contro il vetro di una finestra cercando di uscire, quando pochi centimetri più in là c’è un’apertura. Nel caso della chiave, provereste una chiave, o una serratura diversa, fino a trovare la combinazione che funziona. “Se continui a fare quello che hai sempre fatto”, come recita l’adagio, “continuerai a ottenere quello che hai sempre ottenuto”. La flessibilità è una componente essenziale per ottenere il risultato desiderato. Se provate ad affrontare un problema in un certo modo, e non ottenete i risultati voluti, provate qualcosa di diverso, e continuate a variare il vostro comportamento fino a ottenere ciò che desiderate.
11. ABBIAMO DENTRO DI NOI LE RISORSE PER OTTENERE CIÒ CHE DESIDERIAMO
Molti di noi sono limitati da ciò che ritengono sia possibile per loro raggiungere e realizzare, e rimangono poi sorpresi quando ce la fanno. Questa presupposizione afferma che le persone possono operare cambiamenti o raggiungere i propri obiettivi utilizzando la vasta riserva di risorse interiori che già possiedono e che si è creata con le esperienze di una vita. Basta accedere a queste risorse nei momenti e nei contesti appropriati. Ad esempio, un approccio sperimentato senza successo per affrontare una certa questione potrebbe rivelarsi vincente nel caso di un’altra.
12. SE UNA PERSONA È IN GRADO DI FARE UNA COSA, CHIUNQUE PUÒ IMPARARE A FARLA
Questa presupposizione ci incoraggia ad ampliare il campo delle nostre prestazioni e a superare le barriere di ciò che crediamo sia possibile per noi. A bloccarci non è solo la paura di fallire, ma anche il senso che abbiamo dei nostri limiti. I limiti che percepiamo non sono quelli reali: di fatto disponiamo di un potenziale pressoché infinito. Anche se non è vero in termini assoluti che se una persona riesce a fare una cosa chiunque può farla (ci sono a volte ragioni fisiche, pratiche o psicologiche che lo rendono impossibile), lo spirito della presupposizione rimane potente. A volte serve solo rimuovere le convinzioni limitanti e aggiungere risorse.
13. LE PERSONE FUNZIONANO ALLA PERFEZIONE
Quelle persone che soffrono di fobie, di difficoltà relazionali, o che semplicemente non fanno certe cose come vorrebbero, sono spesso ritenute avere un difetto o qualcosa che non funziona. La visione della PNL è diversa: nessuno è “difettoso” o “fatto male”, le persone funzionano alla perfezione. Se dunque una persona non riesce a seguire con efficienza le indicazioni ricevute, nella prospettiva della PNL essa è bravissima a perdersi o a trovare percorsi alternativi. Ovviamente questo potrebbe non essere il risultato che la persona ha in mente: in questo caso è necessario esaminare le sue strategie e le sue convinzioni allo scopo di renderle più efficaci e più centrate rispetto all’obiettivo da conseguire. In PNL il valore intrinseco positivo della persona è una costante, con una chiara distinzione tra la persona e i suoi comportamenti.
14. AVERE POSSIBILITÀ DI SCELTA È MEGLIO DI NON AVERNE
Richard Bandler afferma che “Il nocciolo della PNL sta nell’avere più possibilità di scelta”. Molte delle presupposizioni, nonché la maggior parte delle tecniche, hanno proprio a che vedere con l’aumentare il numero di opzioni a disposizione nelle diverse situazioni. Avere un’unica alternativa significa non avere scelta. È quello che succede con le fobie: ogni volta che si vede un ragno e ci si fa prendere dal panico, si sente di non avere scelta. Più possibilità di scelta si hanno, più si è liberi di assumere il controllo della propria vita.