Ciò che una persona fa, o non fa, nel corso della propria vita dipende, per lo più, dalle convinzioni che ha su se stessa: da quello che pensa di essere, o di non essere, davvero in grado di fare. Le convinzioni che abbiamo su noi stessi, o sulla nostra identità, agiscono purtroppo quasi come un “filtro”, sia per il modo in cui interpretiamo la realtà circostante, sia per ciò che riguarda i nostri sogni, ambizioni e progetti.
Per farvi un esempio: una persona intimamente convinta di “essere vincente”, progetterà obiettivi ambiziosi e impegnativi, coerenti con questo suo sentire. E non solo: probabilmente, scanserà gli imprevisti che troverà lungo il suo cammino, evitando di lasciarsi abbattere da questi, proprio perché sorretta dalla sua stessa convinzione di essere davvero vincente. Al contrario, una persona convinta di essere debole e insicura creerà progetti di poco spessore e sarà propensa a scoraggiarsi anche al minimo intoppo.
Le convinzioni creano i confini che delimitano la nostra esistenza: sono il perimetro mentale all’interno del quale agiamo. Le nostre azioni dipendono dalle nostre convinzioni, a prescindere dal fatto che queste siano vere o false. L’abbiamo visto succedere davanti ai nostri occhi molte volte, in aula e durante le sessioni di Coaching, incontrando per esempio persone che si considerano “timide”, e che dunque si comportano come tali, alimentando così un circolo vizioso che rinforza la loro stessa convinzione. Sono queste infatti le cosiddette profezie che si auto avverano, delle quali magari hai già sentito parlare. Capire quali convinzioni abbiamo relativamente a noi stessi è cruciale.