Milton Erickson racconta di un incidente accaduto al suo figlioletto. Mentre leggi questa storia, tieni in mente che uno degli obiettivi del ricalco è di essere in grado di guidare l’altra persona nella direzione verso cui vuoi che vada. Osserva con che abilità Erickson realizza questo obiettivo:
Mio figlio Robert, di tre anni, era caduto dalle scale sul retro. Si era rotto il labbro, e un dente dell’arcata superiore era stato spinto all’indietro all’interno della mascella. Stava sanguinando copiosamente e urlava per la paura e per il dolore. Sua madre ed io corremmo in suo aiuto. Un unico sguardo a lui, steso per terra che urlava, con la bocca che sanguinava abbondantemente e tutto il sangue sparso sul pavimento, mi rivelò che si trattava di un’emergenza che richiedeva misure immediate e adeguate.
Non facemmo alcun tentativo di tirarlo su. Al contrario, quando si fermò per prendere il respiro prima di urlare di nuovo, gli dissi velocemente, semplicemente, con solidarietà: “Fa un male terribile, Robert. Fa un male terribile.”
In un attimo, senza alcun dubbio, mio figlio si rese conto che sapevo quello di cui stavo parlando. Era d’accordo con me e sapeva che io ero completamente d’accordo con lui. Di conseguenza mi ascoltava con rispetto, poiché avevo dimostrato di comprendere pienamente la situazione.
Poi dissi a Robert: “E continuerà a farti un gran male.” Con questa semplice affermazione, diedi voce alla sua paura peggiore, confermai l’idea che lui stesso si era fatto della situazione, dimostrai piena comprensione del problema e il mio totale accordo con lui, dato che in quel momento lui prevedeva per se stesso solo una vita di tormento e dolore.
Erickson qui agisce all’unisono con suo figlio e stabilisce ai suoi occhi un forte senso di credibilità, riflettendo quello che Robert pensa sia vero, e cioè che la sua bocca gli fa un male terribile e che, probabilmente, continuerà a fargli male per sempre.
Poi Erickson guida Robert verso una consapevolezza diversa e più produttiva della sua condizione. Lo fa focalizzando l’attenzione di Robert sulla quantità e sulla qualità del sangue sul pavimento, collegando allo stesso tempo il sangue alla caratteristica che Robert considera importante, cioè la qualità: “C’è proprio un sacco di sangue sul pavimento. È un buon sangue, rosso e forte? Guarda bene, mamma, guarda. Io penso di sì, ma voglio che tu ne sia sicura.”
Qui Erickson sta guidando Robert, mentre l’obiettivo è di porre la sua attenzione su qualcos’altro che non sia il dolore. Erickson continua:
Comunque, definimmo quell’opinione (sulla qualità del sangue) positiva, affermando che sarebbe stato meglio esaminare il sangue guardandolo sullo sfondo del lavandino del bagno. A questo punto Robert aveva smesso di piangere, e il suo dolore e la sua paura non erano più fattori dominanti. Invece, era interessato e assorto nell’importante problema della qualità del suo sangue.
Erickson, poi, continua a guidare Robert sempre più lontano dal trauma e dal dolore, chiedendosi se sarà così fortunato da avere bisogno di un numero di punti di sutura che riesca a contare:
In realtà, sembrava che non fossero necessari neanche dieci punti e lui sapeva contare fino a venti. Fu espresso il rimpianto sul fatto che lui non potesse avere diciassette punti, come sua sorella Betty Alice, o dodici, come suo fratello Allen; ma gli fu offerto conforto dichiarando che avrebbe comunque avuto più punti dei suoi fratelli Bert, Lance o della sorella Carol. Così, l’intera situazione si trasformò in un’esperienza comune, in modo tale da essere condivisa con i suoi fratelli maggiori, con un confortante senso di eguaglianza o, addirittura, di superiorità.
Ricalcando con destrezza la convinzione di Robert che facesse male e che avrebbe continuato a far male, Erickson ha dapprima ricalcato il dolore di suo figlio e poi ha guidato la mente del bambino lontano dal dolore verso la qualità del suo sangue e la prospettiva di avere più punti di quanti potesse contare, almeno più di quanti ne avessero avuti i suoi fratelli. Questa è l’arte dello stile ericksoniano. È anche l’arte della persuasione: confermare qualcosa che le altre persone sanno già essere vera, e poi guidarle verso il prendere in considerazione, e alla fine accettare, altre possibilità.