Sei esempi pratici per capire l’enorme potere delle parole

Considera i seguenti esempi:

Un agente di polizia riceve l’ordine di recarsi urgentemente in un’abitazione privata per gestire un episodio di violenza domestica che è stato appena segnalato. Sta allerta perché in situazioni del genere sa di essere esposta a un rischio maggiore. Le persone, specialmente quelle violente e irascibili, non vogliono che la polizia interferisca nelle loro faccende private. Avvicinandosi all’appartamento, la poliziotta sente urla e schiamazzi provenienti dall’interno. Un uomo sta gridando a squarciagola e si sente il rumore divari oggetti infranti, insieme alle grida terrorizzate di una donna. Improvvisamente, un televisore viene scaraventato fuori dalla finestra, andando in frantumi sul terreno proprio davanti a lei. Si precipita alla porta e comincia a colpirla più forte che può. Sente una voce maschile con un tono rabbioso all’interno dell’appartamento, che urla: “Chi diavolo è!”. Guardando i pezzi del televisore sparsi sul terreno, l’agente dice istintivamente: “Riparatore di televisori”. Per un attimo nell’appartamento cala un silenzio assoluto.Finalmente l’uomo scoppia a ridere. Apre la porta e la poliziotta è in grado di intervenire, evitando ogni ulteriore ricorso alla violenza o allo scontro fisico. In seguito sosterrà che quelle due parole si sono dimostrate utili quanto i vari mesi di allenamento nel combattimento corpo a corpo.

Un giovane è ricoverato nel reparto di psichiatria di un istituto per malati di mente, perché è convinto di essere ‘Gesù Cristo’. Trascorre le giornate in modo improduttivo, girovagando per il reparto e facendo dei sermoni ad altri pazienti che non badano a lui. Gli psichiatri ed i loro assistenti non hanno mai avuto successo nei loro tentativi di persuaderlo a lasciar perdere la sua mania. Un giorno arriva un nuovo psichiatra. Dopo aver osservato il paziente silenziosamente per qualche tempo, gli si avvicina. “Ho sentito dire che una volta facevi il falegname”, gli dice. “Beh… sì, direi di sì”, risponde il paziente. Lo psichiatra gli spiega che nell’istituto stanno costruendo una nuova sala per la ricreazione ed hanno bisogno dell’aiuto di qualcuno che sappia fare il falegname. “Certamente potremmo approfittare della tua assistenza”, dice lo psichiatra, “se tu sei il tipo di persona a cui piace aiutare gli altri”. Non potendo non essere d’accordo, il paziente decide di rendersi utile. Viene coinvolto nel progetto, stabilisce nuove amicizie con altri pazienti e con gli operai che partecipano alla costruzione. Comincia a sviluppare relazioni sociali normali ed alla fine è in grado di lasciare l’ospedale e di trovare un lavoro stabile.

Una paziente si risveglia dopo un intervento chirurgico nella sala postoperatoria dell’ospedale. Viene visitata dal chirurgo che la informa dei risultati dell’intervento. Ancora intontita dall’anestesia, e piuttosto ansiosa, chiede al chirurgo di informarla sull’esito dell’operazione. Questi risponde: “Temo di avere delle cattive notizie. Il tumore che abbiamo rimosso era maligno”. Preparandosi al peggio, la paziente chiede: “Che succederà adesso?” e il chirurgo risponde: “Beh, la buona notizia è che noi abbiamo rimosso il tumore nel modo più completo possibile… Il resto dipende da lei”. Spronata dal commento del chirurgo, “Il resto dipende da lei”, la paziente comincia una rivalutazione del suo stile di vita, e delle alternative possibili. Effettua alcuni cambiamenti nella dieta ed inizia a praticare metodicamente degli esercizi. Riflettendo su quanto sia stata stressante e poco gratificante la sua vita negli anni immediatamente precedenti l’intervento, intraprende un cammino di crescita personale, chiarificando le sue convinzioni, i suoi valori e lo scopo della sua vita. La sua salute ha una sensazionale ripresa e, anni dopo, è felice, libera dal cancro e in buona salute più di quanto non lo sia mai stata prima.

Un giovane beve diversi bicchieri di vino durante una cena. Guidando verso casa nel gelido freddo invernale, percorre una curva. Improvvisamente, si trova davanti qualcuno che attraversa la strada. Frena di colpo, ma la macchina sbanda, investendo il pedone e uccidendolo. Per molte settimane il ragazzo resta in un ostato di agitazione interiore, paralizzato dall’angoscia. Sa di aver distrutto una vita e di aver danneggiato irreparabilmente la famiglia dell’uomo che ha ucciso. Sente che l’incidente si è verificato unicamente per colpa sua. Se solo non avesse bevuto così tanto, avrebbe visto prima quell’uomo e avrebbe risposto più prontamente ed in modo più appropriato. Colpito da una depressione sempre più profonda, pensa di togliersi la vita. In quel periodo glif a visita lo zio. Consapevole della disperazione del nipote, gli siede accanto in silenzio, per qualche minuto. Poi, appoggiandogli una mano sulla spalla, gli dice semplicemente, con franchezza: “Ogni volta che ci muoviamo siamo in pericolo”. Il giovane avverte qualcosa, come se improvvisamente si fosse accesa una luce. Cambia completamente il corso della propria vita: studia psicologia, diventa un “grief counselor”, un counselor specializzato nella gestione di problemi legati al lutto, dedicandosi alle vittime di incidenti causati dall’alcol; ed anche un terapeuta per alcolisti e persone arrestate per guida in stato di ebbrezza. Diventa un riferimento positivo perla guarigione e il cambiamento nella vita di molte persone.

Una ragazza si prepara per andare al college. Ha valutato diverse opzioni e le piacerebbe molto frequentare la facoltà di economia presso una delle università più prestigiose della sua zona. Tuttavia sente che ci sono così tante persone desiderose di essere ammesse che per lei non c’è nessuna possibilità di essere accettata. Cercando di essere “realista” e di evitare delusioni, stabilisce di inviare la domanda di iscrizione a qualche istituto di media importanza. Mentre compila le domande, espone il suo ragionamento alla madre, spiegando: “Sono certa che le grandi università saranno inondate di domande”. E sua madre risponde: “Per chi è bravo c’è sempre posto”. La semplice verità dell’affermazione di sua madre stimola la ragazza ad inviare la domanda ad una prestigiosa università. Con sua grande sorpresa e con grande gioia scopre di essere stata ammessa, e alla fine diventa un consulente finanziario di successo.

Un ragazzo si sforza di imparare a giocare a baseball. Vuole fare parte di una squadra insieme ai suoi amici, ma non è in grado di lanciare o ricevere bene ed è spaventato dalla palla. Man mano che gli allenamenti della squadra continuano si scoraggia sempre di più. Dice al suo coach che pensa di lasciare la squadra perché è un“cattivo giocatore di baseball”. Il coach risponde: “Non ci sono cattivi giocatori di baseball, ci sono solo persone che non hanno fiducia nella propria abilità di imparare”. Il coach rimane in piedi di fronte al ragazzo e gli mette la palla nel guantone, facendo gliela tirare e poi riprendere. Poi fa un passo indietro, gli lancia delicatamente la palla nel guanto, e il ragazzo la rilancia. Un passo dopo l’altro, il coach si sposta sempre più lontano, finché il ragazzo è in grado di lanciare e ricevere facilmente. Animato dalla sicurezza di poter imparare, il piccolo giocatore torna ad allenarsi ed infine diventa un elemento prezioso per la sua squadra.

Tutti questi esempi hanno una caratteristica in comune: poche parole cambiano in meglio il corso della vita di qualcuno, sostituendo una convinzione limitante con una prospettiva più ricca, che offra un numero maggiore di scelte. Sono esempi di come le parole giuste al momento giusto possono creare effetti importanti e positivi. Sfortunatamente, le parole possono anche confonderci e limitarci con la stessa facilità con cui possono renderci più capaci. Le parole sbagliate al momento sbagliato possono rivelarsi dannose e possono ferire.

tratto dal libro: IL POTERE DELLE PAROLE E DELLA PNL